Immigrazione. Il ministro Amato si impegna contro gli aspetti piu’ assurdi della legge. Primo passo per rivedere tutta la normativa?

Le ultime dichiarazioni del ministro dell’Interno, Giuliano Amato, che ha affrontato in Commissione Affari Costituzionali i temi dell’immigrazione, sottolineano la necessita’ di permessi di soggiorno piu’ lunghi, che decongestionino le famigerate file davanti alle questure; nonche’ l’assurdita’ normativa del richiedere che al momento della presentazione della domanda il lavoratore si trovi all’estero; la possibilita’ di prolungare la durata del permesso di soggiorno fino all’avvenuto rinnovo.
Il prolungamento della validita’ del permesso di soggiorno scaduto fino al successivo rinnovo, e’ una scelta dettata dal buon senso
. Tampona parzialmente i ritardi di quelle Questure che impiegano anche mesi per il rinnovo, con lo straniero “intrappolato” in Italia senza possibilita’ di uscire per trascorrere le ferie a casa o raggiungere la propria famiglia. E soprattutto senza poter accedere ad una serie di servizi amministrativi, di chiedere o rinnovare la patente di guida, sottoscrivere nuovi contratti di lavoro, chiedere un prestito in banca, ecc. ecc.
Finora il problema era sempre stato risolto all’italiana, con provvedimenti tampone che di volta in volta autorizzavano gli stranieri a viaggiare con il cedolino nei periodi di festivita’ natalizie, pasquali, o per le ferie estive. Apprezziamo l’interessamento del ministro e la voglia di eliminare le storture del sistema. ma lo auspichiamo come un primo passo, che non puo’ prescindere da un profondo ripensamento della disciplina sull’ingresso e sul soggiorno.
Quanto all’assurdita’ normativa che prescrive al datore di lavoro di richiedere il nulla osta per un lavoratore senza nemmeno conoscerlo, possiamo convenire col ministro, ma prima va risolta un’altra assurdita’. Da settimane si parla insistentemente di un decreto flussi bis, che consenta l’accettazione delle domande “regolari” presentate entro il 30 maggio, dove per regolari si intende presentate dal datore di lavoro mentre lo straniero e’ all’estero. E’ UNA IPOCRISIA.
Basti ricordare le lunghe file di stranieri il 14 marzo scorso davanti alle Poste per presentare domanda di ingresso: non si trattava di persone venute “un attimo” in Italia per turismo, e con l’occasione presentavano le domande e poi ritornavano ad aspettare il nulla osta nel proprio Paese. Vivevano qui da tempo, alcuni da molti anni, lavoravano e non potevano accumulare contributi per la pensione, costretti a orari di lavoro inumani, sotto la minaccia di denuncia alla polizia della loro clandestinita’. Queste persone, se la loro domanda verra’ accettata, torneranno clandestinamente nel loro Paese per non avere timbri sul passaporto, e ritireranno in Ambasciata il visto di ingresso.
Crediamo che ci siano le possibilita’ che tutto questo non continui ad accadere. Il passaggio dalle belle parole ai fatti e’ molto semplice, basta la volonta’ politica. Auspichiamo che il nostro ministro, e il suo Governo, ce l’abbia.

(già pubblicato in Aduc)