Poste italiane aumenta i prezzi delle raccomandate ma non migliora i servizi. E per i consumatori farsi valere è un’odissea

Dal 10 gennaio 2017 aumenterà (ancora) il costo delle raccomandate, delle assicurate e degli atti giudiziari inviati tramite Poste italiane Spa…

Il mercato dei servizi postali è liberalizzato dal 2011 ma in verità finora ce ne siamo accorti in pochi, un pò perchè Poste italiane ha una ramificazione sul territorio che nessuna altra azienda ad oggi può permettersi, un pò per il radicamento nelle abitudini italiane. Così, Poste italiane detiene il 74% del mercato dei servizi postali, quindi di fatto gode di una posizione dominante nel settore rispetto ai suoi concorrenti.

Che poi, a ben vedere, la maggior parte del fatturato di Poste italiane deriva prevalentemente da prodotti bancari, finanziari e assicurativi, non dalla corrispondenza che anzi è in calo. Diminuiscono i numeri della corrispondenza ma aumentano quelli dell’invio di pacchi, con il consolidamento degli acquisti online.

Sta di fatto che negli ultimi otto anni i prezzi di Poste italiane sono aumentati del 40%, molto più dei prezzi al consumo. Chi ci rimette è l’utenza, la cui unica alternativa è utilizzare la posta elettronica certificata, ammesso però che sia mittente che destinatario ne siano in possesso.

Aumentano i prezzi ma non migliorano i servizi. Si pensi alla spedizione di un pacco: la spedizione ordinaria arriva in 4 giorni e costa 9,00 euro. Oppure si può scegliere il Paccocelere 3 (costo 9,90), che già solo dal nome dovrebbe comportare una più rapida consegna. Inizialmente infatti il Paccocelere 3 doveva arrivare in 3 giorni, ma visto il sistematico sforamento dei tempi, Poste italiane ha modificato i tempi di consegna, non 3 ma 4 giorni.

La consegna avviene quindi negli stessi tempi del pacco ordinario, ma costa di più. Uno sberleffo all’utenza, oltre che una pratica commerciale scorretta già denunciata dall’Aduc all’Antitrust.

E quando qualcosa non va? Se Poste perde un plico, lo danneggia o lo fa arrivare in ritardo rispetto a quanto promesso nel contratto, ottenere indennizzi e rimborsi è un’odissea. O si va dal giudice (?) oppure occorre fare un reclamo, poi una conciliazione (che dovrebbe essere gratuita ma molte associazioni dei consumatori “caldeggiano” l’utenza a tesserarsi, con costi a volte superiori alla contestazione stessa) e se non va a buon fine rivolgersi all’Agcom.

La conciliazione obbligatoria presso Poste italiane prima di accedere al Garante altro non è che una istituzionalizzazione del disservizio nel tentativo – spesso riuscito – di fiaccare l’utente consumatore, finchè non desiste.

Ne parliamo stasera dalle 18.10 con Roberto Poletti, nel corso della trasmissione Magna Magna su Radio Lombardia.