Poteri Antitrust e nuova direttiva europea. Audizione Aduc alla Camera: rafforzare diritti dei consumatori e degli utenti

Oggi la Commissione X (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei Deputati, presieduta dall’on. Guglielmo Epifani, ha audito una delegazione del CNCU e Aduc, quest’ultima rappresentata dall’avv. Emmanuela Bertucci, sulla proposta di direttiva europea che conferisce alle autorità garanti della concorrenza degli Stati membri (Antitrust) poteri di applicazione più efficace e assicura il corretto funzionamento del mercato interno.

Nel corso dell’audizione, trasmessa in diretta sulla web tv della Camera dei deputati (e visibile a questo link) Aduc ha illustrato i punti principali della  relazione depositata e ha espresso la propria condivisione per una direttiva che rafforzi i poteri di indagine delle autorità, che intensifichi le sanzioni per le violazioni in materia di concorrenza e che rafforzi la cooperazione fra le autorità nazionali antitrust, poiché quanto più la legislazione interna è poco efficace nella tutela della concorrenza, tanto più disincentiverà le imprese virtuose ad entrare nel mercato e, per contro, attrarrà le imprese che cerchino ordinamenti più accomodanti, ad evidente detrimento dell’attività di impresa e delle esigenze, istanze e tutele del consumatore.

I principali rilievi critici che Aduc ha mosso alla proposta di direttiva riguardano due punti:
1 – la possibilità per le autorità nazionali di respingere le denunce pervenute sulla base del fatto che non le considerano prioritarie;
2 – la limitazione all’uso delle informazioni raccolte nell’ambito del procedimento per altri scopi.
In particolare:
1 – non condividiamo la concessione di discrezionalità così ampia alle autorità antitrust. Difatti, un tale potere discrezionale di archiviazione della denuncia – non già per inammissibilità o infondatezza della stessa ma appunto poiché il “tema” non rientra fra le “priorità” – indebolisce fortemente la trasparenza, imparzialità ed efficace tutela della concorrenza e dei diritti dei consumatori. E soprattutto, rischia di minare l’indipendenza dell’autorità stessa, poichè i governi nazionali possono imporle priorità di azione, così limitandone e condizionandone dall’esterno l’operato. L’ingerenza politica che ne deriverebbe è indubbiamente contraria non solo allo spirito della legislazione europea in materia, ma soprattutto all’indipendenza dell’autorità che la stessa proposta di direttiva si prefigge invece di rafforzare.
2 – una simile previsione, oltre a contrastare con altra direttiva europea (direttiva 2014/104/UE recepita in Italia con d.lgs. n. 3 del 2017), rende più difficile per il consumatore ottenere il risarcimento del danno subito a causa della condotta anticoncorrenziale. Uno dei punti deboli dell’attuale disciplina europea in tema di tutela della concorrenza è rappresentato, infatti, dalla totale separazione che esiste fra applicazione a livello pubblico delle norme e ricadute sul privato. Quando anche l’intesa illecita viene scoperta e sanzionata, le ricadute concrete sui singoli consumatori avranno una qualche valenza solo per il futuro e nessuna valenza per il passato. Il singolo cittadino e le associazioni di consumatori non avranno mai la possibilità di portare in giudizio le prove relative all’esistenza dell’intesa anticoncorrenziale e gli ulteriori elementi necessari ad ottenere il risarcimento del danno. Di conseguenza, “tornare indietro” rispetto a quanto previsto dalla Direttiva 2014/104/UE – che vincola il giudice alla decisione definitiva dell’Antitrust e facilita l’onere di prova di chi agisce – equivarrebbe di fatto a negare la possibilità di ottenere il risarcimento del danno sofferto.

Infine, Aduc ha espresso il suo favore alla proposta di direttiva anche perchè auspica che la sua approvazione sia di stimolo al rafforzamento dei poteri delle autorità antitrust nei procedimenti in materia di pubblicità ingannevole, pratiche commerciali scorrette, violazione dei diritti dei consumatori nei contratti e clausole vessatorie. Il riferimento è agli importi massimi delle sanzioni che l’Antitrust può comminare quando riscontra una pratica commerciale scorretta. Il tetto massimo ad oggi è fissato in 5 milioni di euro. Può sembrare un importo elevato ma non è così se parametrato agli utili dei “grandi” violatori (compagnie telefoniche o aeree…), i cui guadagni derivanti dagli illeciti sono sempre maggiori delle sanzioni applicate dall’Antitrust, che possono allora essere messe a bilancio senza troppe preoccupazioni come “possibili costi”: ne varrà comunque la pena.