Rimborsi Tari sulle pertinenze. Emanata la circolare ministeriale: nessun chiarimento e una supercazzola

Poche ore fa è stata emanata la “tanto attesa” circolare ministeriale sui rimborsi della Tari sulle pertinenze. Circolare che in verità non serviva perché i rimborsi sono già previsti e disciplinati dalla legge (art. 1, comma 164 legge 296 del 2006): si presenta istanza di rimborso entro 5 anni dal pagamento, il Comune ha 90 giorni di tempo per rispondere e 180 per pagare. E infatti la circolare questo ripete: la quota variabile è dovuta una sola volta per l’intera superficie dell’immobile (pertinenze incluse) e i comuni che hanno erroneamente duplicato la quota variabile per le pertinenze devono restituire ai cittadini gli importi pagati in eccesso.
Ribadito l’ovvio, la circolare, a ben vedere, aggiunge qualcosa e chiarisce ai cittadini che non possono limitarsi a chiedere il rimborso della Tari pagata indebitamente ma devono anche indicare l’importo esatto del rimborso richiesto.
Operazione semplice se l’avviso di pagamento ricevuto dal Comune contiene il dettaglio delle quote variabili richieste, per cui è sufficiente individuare le quote variabili duplicate per le pertinenze e sommare gli importi.
Ma in questi giorni abbiamo ricevuto diversi avvisi di pagamento Tari che non contengono il dettaglio degli importi. Lo sa anche il Ministero, che precisa che i regolamenti comunali in molti casi “non contengono una espressa e univoca previsione in ordine alle concrete modalità di calcolo della tassa nell’ipotesi di cui si tratta, potendosi manifestare l’errore in sede di applicazione degli atti regolamentari ai fini dell’emissione degli inviti di pagamento che specificano le somme dovute per ogni utenza”.

Sembra una supercazzola. Che vuol dire? Che i cittadini potrebbero non essere in grado di capire quanto deve essergli restituito, perché il regolamento comunale potrebbe non indicare i criteri di calcolo della Tari. E quindi? Che soluzione prospetta la circolare?

Nessuna. Se i cittadini non saranno in grado di indicare l’esatto importo da restituire non riceveranno il rimborso.

Diamo per scontato che la vicenda della Tari sulle pertinenze sia un errore in buona fede dei Comuni, che ora si troveranno una bella gatta da pelare poiche dovranno trovare la liquidità per i rimborsi (ma lo stesso problema lo hanno avuto i cittadini al momento di pagare la Tari), pianificare il rientro delle somme rimborsate, adeguare i piani finanziari e garantire comunque al 100% la copertura del servizio con la tassa riscossa e da riscuotere.
Ma chiediamo ai Comuni che hanno commesso questo errore e alle associazioni di comuni, Anci in testa, di tutelare i cittadini, di non farsi travolgere dall’accidia tipica di una certa cattiva amministrazione, di non costringerli a ricorrere alla Commissione tributaria provinciale (operazione antieconomica – oltre che dai tempi biblici – rispetto agli importi in gioco).
Invitiamo insomma i Comuni a non lasciare i cittadini con il cerino in mano. Così potranno dimostrare che l’errore è effettivamente stato commesso in buona fede.