TARI. Le bugie del Comune di Milano: niente rimborsi sulle pertinenze (anche per il futuro)

Il Comune di Milano ha comunicato, qualche giorno fa, che non potrà rimborsare automaticamente la Tari pagata in più sulle pertinenze (quota variabile) per colpa del parere negativo della Corte dei Conti. Aggiunge poi che i cittadini dovranno ricorrere alla giustizia.

Peccato, perché l’intenzione del Sindaco, Beppe Sala, era nobile, rispettosa dei cittadini, ispirata a criteri di efficienza della pubblica amministrazione. Ma la burocrazia, ahinoi, l’ha impedito.

Bene, è tutta una bugia.

Non è vero che la Corte dei Conti abbia dato parere negativo sui rimborsi automatici, né che abbia demandato “ad altre giurisdizioni” la questione. Sul punto, la Corte ha detto, in estrema sintesi: noi ci occupiamo di contabilità, è il Comune che deve decidere se agire in autotutela o no, non possiamo interferire coi suoi poteri, sulla sua discrezionalità amministrativa. Quindi dichiara inammissibile il quesito.

Sul secondo quesito posto dal Comune invece – se i rimborsi possano essere effettuati con denaro preso dalla fiscalità generale – trattandosi di questione che riguarda la contabilità pubblica, ammette il quesito e risponde che sì, il Comune di Milano lo può fare.

Quindi il Comune potrebbe rimborsare in modo automatico come aveva annunciato, ma ha evidentemente cambiato idea.
Non solo non rimborserà in modo automatico, ma non rimborserà affatto! Addirittura non sprecherà nemmeno tempo per rigettare le istanze di rimborso ma si limiterà a tacere
, come siamo tristemente abituati a subire dalle pubbliche amministrazioni ignave. Il cittadino che volesse ottenere comunque il rimborso dovrà allora, trascorsi 90 giorni dalla presentazione della domanda di rimborso, ricorrere alla commissione tributaria. Costo dell’operazione se non si è assistiti da un avvocato e si é in grado di redigerlo: 38 euro (contributo unificato e marche).

A complicare la vita del cittadino, e a ulteriormente dissuadere i già pochi temerari che agirebbero in via di principio, si aggiunga che il Comune di Milano non specifica nelle richieste di pagamento l’importo relativo alla quota variabile sulle pertinenze. Quindi il contribuente dovrà calcolarla da sé, perché la richiesta di rimborso non deve essere generica ma specifica, richiedendo la restituzione dell’importo esatto al centesimo.

Perchè questa scelta? Lo spiega lo stesso Comune di Milano nella richiesta di parere: si tratta di importi “magari di pochi euro, per decine di migliaia di posizioni”. Plausibile quindi che abbiano verificato che gli importi, per singolo utente, sono bassi e di conseguenza hanno stimato che in pochi si avventureranno davanti alla commissione tributaria. Insomma, il Comune di Milano si comporta come i big delle telecomunicazioni, che rosicchiano illecitamente pochi spiccioli ciascuno, che nel complesso però fanno un bel gruzzoletto.

A questo sconfortante quadro si aggiunge un’altra notizia, che non riguarda i rimborsi ma la TARI 2018: il Comune di Milano continuerà ad applicare la quota variabile sulle pertinenze come ha fatto finora: “detti regolamenti sia sul piano formale che sostanziale, per ciascuna annualità della loro vigenza, sono quindi validi e operanti”.

Ultima osservazione a margine. Il Comune di Milano sostiene di aver trovato la collaborazione delle associazione dei consumatori “in questa direzione”, cioè informare i cittadini (sul fatto che dovranno fare causa) e compilare i moduli per presentare istanza di rimborso: le associazioni anziché tutelare il cittadino e dirgli le cose come stanno si rendono complici dell’amministrazione in cambio della quota associativa che verrà pagata dal cittadino per usufruire del loro aiuto nella compilazione del modulo. Aduc -ovviamente- non partecipa alla concessione di queste prebende… e denuncia questo costume di mala amministrazione.