Canone Rai. Slitta l’autodichiarazione per l’esenzione, ma non per tutti…


L’Agenzia delle Entrate mette alle strette i cittadini che dovranno scegliere fra pagare un canone non dovuto o vedersi chiedere 5 anni di arretrati dalle società elettriche.
Ieri l’Agenzia delle Entrate ha prorogato al 16 maggio 2016 i termini per la presentazione dell’autodichiarazione di non detenzione di una tv, per evitare di trovarsi addebitato in bolletta un canone Rai non dovuto.
Occhio però, perché non cambiano i termini per l’invio delle dichiarazioni relative al quadro B, cioè per chi ha una utenza elettrica domestica residenziale intestata ma non deve pagare il canone, che è già “caricato” sulla bolletta di un familiare componente della stessa famiglia anagrafica e viene pagato altrove. Per questa autodichiarazione resta fermo il termine precedente, cioè 30 aprile 2016 per l’invio cartaceo e 10 maggio 2016 per l’invio telematico.
Già che eravamo a rendere più “chiaro” il meccanismo, l’Agenzia avrebbe potuto evidenziare questa importante informazione. Ma non lo ha fatto.
Chi può trovarsi, in concreto, a dover presentare l’autodichiarazione di cui al quadro B?
Una breve premessa. La dichiarazione di cui al quadro B viola lo Statuto del contribuente, una legge dello Stato che – nel nome della semplificazione amministrativa in favore del cittadino – impone all’amministrazione di non obbligare il cittadino stesso a fornire dati già in possesso dell’amministrazione.
I dati in questione sono quelli sulla composizione delle famiglie anagrafiche, in possesso dei Comuni – pubblica amministrazione. Peraltro, la stessa legge di stabilità che introduce il canone in bolletta rispetta lo Statuto dei contribuenti e impone all’Agenzia delle entrate di prendere i dati sulla composizione delle famiglie anagrafiche dai Comuni, per poi addebitare il canone sulle sole bollette intestate a persone residenti in quella abitazione. Allo stato dei fatti, quindi, la richiesta di pagamento del canone verra’ inviata non a coloro in cui residenza del nucleo anagrafico e intestazione della bolletta combacino, ma a tutti coloro che hanno un contratto della luce a tariffa residenziale.
Alla luce di ciò, torniamo alla domanda: chi può trovarsi, in concreto, a dover presentare la dichiarazione di cui al quadro B? Perché l’Agenzia delle Entrate ha deciso di violare lo Statuto del contribuente?
L’unico caso pare essere quello di una famiglia che per lo stesso immobile ha due contatori, uno che serve la casa e uno il giardino (o la cantina, la soffitta, la tavernetta, ecc.). E’ questa l’unica soluzione “regolare” che ci viene in mente.
Un caso abbastanza raro, l’Agenzia delle Entrate viola la legge per poche migliaia di dichiarazioni?
Forse c’è dell’altro. Fatta eccezione per questo caso, tutte le altre situazioni possibili presentano un profilo di irregolarità (sia tributarie che contrattuali). Spieghiamo meglio: se ho residenza anagrafica con i miei familiari in Via Rossi n.1 ed ho anche un contratto elettrico domestico residenziale in via Bianchi n.10 c’è qualcosa che non torna, poiché sto usufruendo per quest’ultima abitazione di una tariffa e di una tassazione agevolate che non mi spettano: i contratti domestici residenziali (concessi dal gestore su autodichiarazione di chi stipula il contratto) godono di tariffe agevolate rispetto ai non residenziali.
L’Agenzia delle Entrate allora che fa? Mette il cittadino davanti a questa scelta: o paghi 100 euro di canone non dovuti (perché fai parte di un nucleo familiare che già paga) oppure invii la dichiarazione e la società elettrica capirà che ti sta applicando la tariffa sbagliata. Potrà quindi ricalcolare gli importi dovuti e chiedere il pagamento degli arretrati fino a 5 anni prima. L’importo sarà notevolmente superiore a 100 euro.
In questo modo il cittadino plausibilmente sceglierà di pagare un canone non dovuto.
Le casse della Rai ringraziano. In questo modo l’Agenzia delle entrate si assicura il pagamento di tasse non dovute, e fa un servizio per i gestori elettrici nello scovare chi paga la luce meno di quanto gli spetterebbe.
Non è esattamente quello che noi intendiamo per lotta all’evasione fiscale, cioè ottenere il pagamento di tasse dovute e non pagate. Ma una gabola che ben si sposa con tutto un sistema (quello dell’esazione in bolletta del canone Rai, e non solo) che fa violenza al diritto, alla legittimita’ e, soprattutto, al rapporto di fiducia tra Stato e cittadino: il primo frega il secondo che, ovviamente, alla prima occasione possibile, si sentira’ legittimato a fare altrettanto fregatura allo Stato.